Non parlatemi più di Garanzia Giovani! Infelici tentativi di trovare un’occupazione retribuita dopo la laurea

Quello che segue non sarà il solito post denigratorio su Garanzia Giovani, sarà invece un post dove affronterò la tematica stage e tirocini attraverso la mia personale esperienza. Purtroppo il giudizio non è positivo, ma ciò non per colpa mia.In passato avevo letto articoli e post di blog non lusinghieri sulla tematica in questione, ma credevo che rappresentassero casi limite e non la norma, invece sono stata costretta a ricredermi, nonostante all'inizio avessi guardato con favore a queste attività, in particolare Garanzia Giovani, che sembravano rappresentare una bellissima opportunità per aiutare all'inserimento nel mondo lavorativo.


Subito dopo essermi laureata iniziai a ricercare qualche attività che mi permettesse di fare un po’ di esperienza nel mio settore e al contempo, se possibile, guadagnare qualcosa. Avendo studiato Storia pensai di indirizzarmi verso un tirocinio presso strutture pubbliche come musei, archivi e biblioteche, ma, ahimè, feci l’amara scoperta che una volta laureati è praticamente impossibile svolgere un tirocinio. Infatti, a seguito di recenti disposizioni legislative, che prevedono che i tirocini svolti dopo la laurea siano obbligatoriamente retribuiti, gli stessi sono stati repentinamente sospesi da tutti gli enti pubblici. Non mi arresi e continuai a cercare una soluzione alternativa per reperire una qualche occupazione in ambito culturale. Un amico mi parlò di Garanzia Giovani, programma che dà la possibilità a giovani inoccupati di svolgere un tirocinio retribuito della durata di sei mesi presso svariati enti o società, e mi consigliò di iscrivermi. Anche in questo caso si rivelò molto difficile trovare un tirocinio anche minimamente affine con i miei studi e quindi le mie capacità: nessun archivio, nessuna biblioteca, nulla. Ed io che avevo sempre pensato di avere infinite possibilità lavorative vivendo in un paese, quale l’Italia, ricco di storia e cultura!
Quando ero sul punto di rassegnarmi completamente e lasciar perdere, avvenne l’imprevisto: mia cugina mi comunica che il Comune del mio paese natale ha richiesto degli addetti all’archivio e alla biblioteca attivando quindi dei tirocini tramite Garanzia Giovani. Immaginatevi la mia immensa gioia a questa notizia. Finalmente le cose andavano per il verso giusto, iniziai a fantasticare del mio futuro lavoro e mi vedevo già circondata da bellissime carte che avrei potuto inventariare e studiare anche. Durante la redazione della mia tesi avevo passato moltissimo tempo in archivio, circondata da polverosi e affascinanti documenti, e avevo trovato in quel luogo la mia collocazione più naturale. Per gli storici le carte d’archivio sono come l’acqua e il pane, o ancor meglio come un sublime nettare, quindi la possibilità di poter fare esperienza nel settore archivistico e in più guadagnare qualche soldo era più che allettante.
Senza batter ciglio mi candidai seguendo la procedura prevista, sicura che il mio buon voto di laurea e la mia esperienza di ricerca avrebbero costituito un ottimo biglietto da visita.
Passarono le settimane che poi divennero mesi e non ebbi più alcuna notizia, non sapevo a chi chiedere informazioni e con il passare del tempo le mie speranze si affievolirono sempre più.
Con l’arrivo della primavera e la pubblicazione dei bandi di dottorato presso le diverse università la mia attenzione si focalizzò sulla preparazione del progetto e mi dimenticai di ogni altra cosa. A settembre ripresi ad informarmi sulla faccenda, che mi aveva profondamente amareggiato, ma delle selezioni non riuscivo ad avere informazione alcuna. Delusa, decisi di lasciar perdere.
Scrissi allora al Polo Museale della Campania proponendomi per un tirocinio, sperando che potesse esserci qualche spiraglio. Purtroppo mi risposero velocemente, ma mi rifiutarono categoricamente, altra delusione.
Nel frattempo iniziai a partecipare alle attività di un’associazione culturale del mio paese, grazie alla quale mi fu data la possibilità di lavorare come volontaria, e quindi a titolo completamente gratuito nell’archivio storico del Comune, proprio quell’archivio per cui mi ero candidata mesi prima. Per me fu una grande gioia, finalmente potevo fare qualcosa di utile e iniziai a stare molto meglio, ero una persona realizzata anche se non guadagnavo nulla.
Un giorno, tornatami in mente la vecchia faccenda del concorso, pensai di chiedere all’archivista come fosse successo, chi era stato scelto. Ma la risposta fu che non avevano mandato nessuno, ed effettivamente in quell’ufficio c’ero solo io. La cosa stava assumendo tratti misteriosi, i risultati di quelle selezioni sembravano essere finiti nel nulla.
Poi una mattina, entrando nell’ufficio fui profondamente turbata nel vedere due ragazze nuove. Mi spiegarono che erano loro alcune delle vincitrici del concorso incriminato.
Questa volta non ero arrabbiata, ero furiosa. Ancor più nello scoprire che le mie colleghe non avevano nessun titolo in più a me. Insomma io credevo che si selezionassero le persone in base alla loro maggiore affinità e specializzazione verso una determinata mansione, ma in questo caso non era così.
Mi impuntai e decisi di vederci chiaro, di andare fino in fondo alla faccenda. Mi rivolsi quindi all’assessore comunale che avrebbe dovuto occuparsi delle selezioni, il quale mi spiegò di non saperne nulla, e che, per avere informazioni a riguardo, avrei dovuto rivolgermi, invece, al locale centro per l’impiego, che gestiva le pratiche per i tirocini.
Neppure lì furono in grado di darmi le informazioni che cercavo, anzi, dichiararono che il Comune aveva affidato tutte le pratiche ad un’agenzia esterna, mentre loro ne erano tagliati fuori.
Capii, in quel momento, che non sarei mai riuscita a sapere nulla.
Un impiegato molto gentile e professionale mi disse, però, che io stessa potevo richiedere l’attivazione di un tirocinio parlando con la struttura che avrebbe dovuto ospitarlo. Si riaccesero così le mie speranze. 
Avevo letto che la Reggia di Caserta possedeva un archivio storico nel quale ambivo entrare, così, forte delle informazioni ricevute, mi rivolsi al responsabile dei tirocini di quella struttura presentandogli la situazione, e mi venne risposto che loro attualmente non avevano stipulato convenzioni con il programma in questione, ma che nel caso avessi avuto informazioni più aggiornate avrei potuto comunicargliele. Questa volta si intravedeva una speranza. Mi precipitai quindi al centro per l’impiego per sapere come muovermi ora che avevo avuto l’assenso da parte dell’ospite. E qui ebbi l’ennesima fregatura. Il funzionario mi disse infatti che evidentemente avevo capito male: è la struttura che deve fare richiesta dei tirocinanti. Non so come io sia riuscita a trattenere le lacrime in quel momento, a mantenere la calma e non apostrofare malamente colui che aveva creato in me un tale aspettativa!
Ora io non brillerò per intelligenza, ma suppongo ci sia una grandissima differenza, sia concettuale, sia di sintassi, tra dire “puoi richiedere tu l’attivazione del tirocinio” e “è la strutta ospite che fa richiesta”.
Dopo questo mi sono detta che questo programma decisamente non fa per me, e ho rinunciato anche solo ad informarmi su altre attività, quindi vi prego non parlatemi più di Garanzia Giovani!
Anzi non parlatemi più di tirocini stage o altre attività per disperati giovani, il cui scopo, in realtà, è solo quello di fornire manodopera a costo zero a strutture incapaci di addossarsi l’onere di formare seriamente e assumere nuovo personale.
Il merito, le capacità, l’impegno e la passione sono assolutamente inutili, l’importante è spendere meno, è avere qualcuno che svolge una mansione con poco compenso o senza alcun compenso, non importa se non lo fa bene, l’importante è aver risparmiato.
Per inciso non parlo perché mossa dall’invidia, le mie colleghe, infatti, ad oggi non hanno percepito neanche un centesimo e anche nei loro confronti hanno attuato la tattica dello scaricabarile, dove nessuno sa mai nulla e non è sua competenza saperlo. Sono brave ragazze, anche loro bisognose di un’occupazione e di guadagni, che stancamente e svogliatamente continuano a lavorare, senza stimoli, sancendo così il fallimento di questo programma.


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